Non c’è più tempo. Diventiamo fabbricanti d’acqua.

Aggiornamento del 12 gennaio 2023
Italia in deficit idrico, l’inverno non riesce a ripianare la mancanza di acqua. Lo rileva l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi), il cui Osservatorio sulle risorse idriche certifica l'impossibilità di recupero con gli attuali apporti pluviali.
Grandi laghi
I grandi laghi del Nord (la più grande riserva idrica del Paese) sono tutti sotto media e le percentuali di riempimento sono perlopiù inferiori a quella del gennaio 2022, che fu preludio ad una straordinaria stagione siccitosa, figlia dell'anno più caldo di sempre in Italia: lago Maggiore 18%; lago d'Iseo 20,7%; lago di Como 23,5%; lago di Garda 36,4%.
Grandi fiumi
Nonostante le recenti piogge, il fiume Po ha portata dimezzata a Torino ed è ridotto, lungo tutto il percorso piemontese, a circa 1/3 della portata del 2021, mentre a Pontelagoscuro, nel ferrarese, manca all'appello circa il 30% della portata media ed il livello delle acque è largamente inferiore all'anno scorso ha registrato l’Arpae.

Se il cambiamento climatico in corso non ha soluzioni nell'immediato, il dramma della siccità
invece può essere affrontato e risolto completamente nel giro di pochi anni. La tecnologia esiste ed è già ampiamente in uso. Basta che l'Italia decida di affrontarlo subito e con decisione, finanziando impianti che le aziende italiane stesse già esportano in tutto il mondo, ma che una legge iniqua impedisce di realizzare in Italia.


Nasciamo nell’acqua e di acqua viviamo per il resto della nostra vita.
Noi stessi siamo acqua per il 65%.
E per gli altri esseri viventi l’acqua è ancora più importante: Nel coleottero l’acqua costituisce il 48% del peso, nell’aringa il 67%, nel pollo il 74%, nella rana il 78%, nel lombrico l’80%, nella medusa il 95%.
Oltre ai due litri che dovremmo berne ogni giorno, mangiamo cibi che per la maggior parte sono costituiti di acqua.
Il contenuto di acqua delle verdure è ancora maggiore: cetrioli 96,5%, lattuga da taglio 95,6%, ravanelli 95,6%, cocomero 95,3%, cicoria da taglio, coltivata 95%, pomodori pelati in scatola 94,7%, zucca gialla 94,6%, cardi crudi 94%, cicoria witloof o indivia belga         94,3%, fiori di zucca 94,3%, lattuga 94,3%, pomodori da insalata 94,2%, pomodori San Marzano 94,1%, melone d'inverno 94,1%, radicchio rosso 94%, pomodori maturi 94%, succo di pomodori 93,8%, zucchine crude 93,6%, birra chiara 93,5%, cicoria di campo cruda 93,4%.
Lo stesso dicasi della frutta: cocomero 95,3%, pompelmo 85%, pesche 89%, fragole 91%, limoni 89%, ananas 85%, prugne 87%, mela 85%, ciliegie 85%.

Impressionanti i dati relativi al consumo di acqua per produrre un chilogrammo dei cibi di cui ci nutriamo: carne (15.415 lt), arachidi (9.063 lt), ovini (8.763 lt), maiale (5988), pollame (4.325 lt), uova (3,635 lt), cereali (1.644 lt), latte (1,020 lt), frutta (962 lt), verdura (322 lt).
Nel prato, il fabbisogno idrico nella stagione calda è stimabile in 4-6 litri di acqua al giorno per ogni metro quadrato. Per irrigare il giardino con 100 metri quadrati di prato servono dunque in media 500 litri di acqua al giorno. Se sono presenti altre colture, come è normale, di acqua ne serve ancora di più.
Per gli alberi il fabbisogno idrico dipende dal tipo: Latifoglie: 40-60 litri di acqua per pianta ogni due giorni se sono state piantate nell’anno, in seguito come per il prato; Piante tropicali: 60-80 litri di acqua per pianta ogni due giorni; Conifere: 40-60 litri ma solo nei primi due anni di impianto; Alberi da frutto: 60-65 litri di acqua ogni due giorni. Arbusti di primo impianto: di 8-16 litri di acqua ogni giorno; Arbusti già sviluppati: 20-40 litri di acqua ogni giorno; Siepi appena messe a dimora: 4 litri d’acqua al giorno per ogni metro lineare; Siepi già sviluppate: 8 litri al giorno per ogni metro lineare

A parte l’aria che respiriamo, un soggetto medio può rimanere in apnea, per poche decine di secondi al massimo, l’acqua è il più importante elemento da cui dipende la nostra vita.

Un uomo adulto può resistere senza bere al massimo 14 giorni, ma già a 3 giorni il corpo smette di disperdere calore, non potendo far arrivare sangue alla pelle, che diventa bluastra. Dopo al massimo 5 giorni senza bere uno per uno gli organi smettono di funzionare, cervello compreso e sopraggiunge la morte.

Senza cibo, ma bevendo, si può resistere fino a 46-73 giorni.

Ma ancora più scioccanti sono i nostri consumi; una famiglia media italiana usa circa 200 metri cubi all'anno.
Sai quanta acqua usiamo ogni giorno?
Fare un bagno in vasca dai 100 ai 160 litri. Fare una doccia di 4 minuti si consumano dai 20 ai 40 litri. Ogni volta che usiamo lo sciacquone dai 9 ai 16 litri. Ogni volta che ci laviamo le mani 5 litri. Ogni volta che ci laviamo i denti lasciando scorrere l’acqua 20 litri. Lavarsi i denti senza lasciar scorrere l’acqua 1,5 litri. Per bere e cucinare circa 6 litri di acqua al giorno a persona. Per lavare i piatti a mano 40 litri. Per un carico di lavastoviglie Classe A senza prelavaggio 10-15 litri, classe A+++ 7 litri. Per un carico di lavatrice Classe A 45 litri. Per lavare l’automobile utilizzando un tubo di gomma 400 – 500 litri. Un rubinetto che gocciola 5 litri al giorno.

I consumi di acqua dipendono naturalmente dal comportamento che hanno gli utenti. Per molti impieghi basta infatti solo un po' di accortezza per riuscire a risparmiare sul consumo e sulla spesa.
In ogni caso l’Italia vanta il triste primato nei consumi (e sprechi) d’acqua (diagramma) con 419 litri al giorno per abitante e 25 milioni di metri cubi al giorno a livello nazionale.
Ed è per questo che vien chiamata oro bianco o oro blu, perché la sua importanza è tale che per il suo possesso sono state combattute decine di guerre. Tra il 2000 e il 2009, ne sono stati censite 94. Tra il 2010 e il 2018, si è arrivati a 263.
Per il suo sfruttamento son state costruite le più ardite opere d’ingegneria.
L’idroelettrico produce 46 TWh annui, pari al 16,5% dell'elettricità prodotta nel nostro territorio nazionale. Il numero delle centrali idroelettriche in Italia sfiora quota 4.300: al loro interno lavorano oltre 15.000 addetti.
L’acqua è d’importanza così vitale per la nostra esistenza, da poter affermare che non ha prezzo. Se vi trovaste da qualche giorno in un deserto assolato senza acqua non paghereste qualsiasi cifra pur di averne un solo bicchiere?

Il cambiamento climatico in essere ci sta rapidamente avvicinando a uno scenario simile, dove zone da sempre ricche di fiumi e laghi come la pianura Padana stanno conoscendo periodi di siccità sempre più frequenti e prolungati.

E noi cosa stiamo facendo per scongiurare questa minaccia mortale?

Niente.

Sì niente. Perché sia le direttive Europee come la 2020/2184, né il Protocollo OMS UNECE Acqua e salute, né i 4,4 miliardi di investimenti previsti dal PNRR con obiettivi su infrastrutture, riduzione delle perdite della rete distributiva, garantire la piena capacità gestionale per i servizi idrici integrati, tutti obiettivi lodevoli: l’efficienza che aiuta ridurre gli sprechi.

Bene, anzi molto male, perché privilegiare la sola efficienza a discapito dell’efficacia è sempre una strategia perdente.

Infatti, è meglio fare male le cose giuste piuttosto che fare bene le cose sbagliate.

Qualcuno si è chiesto cosa accadrebbe se la tendenza attuale proseguisse fino a ridurre le piogge e le nevicate invernali a poche gocce e spruzzi?

Risparmiare sul nulla non serve a nulla.

Se i nostri fiumi continueranno a essere un rigagnolo tutte gli investimenti in infrastrutture, i risparmi, i servizi idrici integrati saranno del tutto inefficaci.
Siamo di fronte al solito caso di applicazione del pensiero lineare, stiamo razionalizzando quel che abbiamo sempre fatto, mentre invece a un cambiamento epocale come quello in atto è necessario rispondere con un pensiero laterale, ovvero che non segue la solita logica razionale del cerco di fare meglio quello che già faccio ora.
Se vogliamo lasciare ai nostri figli ancora il Bel Paese cantato da Dante e Petrarca e ammirato da Goethe, Byron e Hemingway, dobbiamo inaugurare una nuova era e da semplici consumatori, dobbiamo diventare produttori d’acqua.
Il 70 percento della superficie terrestre è coperta d’acqua alla quale noi abbiamo accesso diretto grazie a oltre 8.000 chilometri di coste.

Nel nostro paese esistono competenze e industrie di fama internazionale in grado di realizzare impianti di dissalazione capaci di soddisfare completamente le nostre esigenze idriche.

Nazioni come la Spagna, Israele, gli Emirati Arabi Uniti, la California, hanno già messo in funzione o stanno per farlo megaimpianti in grado produrre milioni di metri cubi di acqua. L'Arabia Saudita, ad esempio, produce un quinto dell'acqua potabile estratta dal mare nel mondo. Un terzo dell’acqua utilizzata a Melbourne proviene oggi da un impianto di dissalazione terminato nel 2017 e costato 3,5 miliardi di dollari. Nell’area di San Diego è stato costruito il più grande impianto di dissalazione nel nord America: oggi circa il 10% dell’acqua utilizzata dai 3,1 milioni di abitanti. In Israele la dissalazione è cruciale: più della metà dell’acqua consumata nel paese proviene dai cinque impianti in funzione (e altri cinque sono in fase di studio). In Arabia Saudita l’impianto di dissalazione situato nell’area di Shoaiba, produce 250.000 mc/g, fornendo acqua potabile ad oltre un milione di abitanti delle città di La Mecca, Jeddah e Taif.

E in Italia? Mentre la siccità è una drammatica e irreversibile realtà si vietano, di fatto, i dissalatori dell'acqua marina!

E’ stata infatti approvata, la legge 17 maggio 2022, n. 60, recante “Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell'economia circolare” che impone che gli impianti di desalinizzazione destinati alla produzione di acqua per il consumo umano sono ammessi solo in casi eccezionali. Recita infatti l'articolo 12 della legge che sono ammissibili soltanto: a) in situazioni di comprovata carenza idrica e in mancanza di fonti idricopotabili alternative economicamente sostenibili; b) qualora sia dimostrato che siano stati effettuati gli opportuni interventi per ridurre significativamente le perdite della rete degli acquedotti e per la razionalizzazione dell'uso della risorsa idrica prevista dalla pianificazione di settore; c) nei casi in cui gli impianti siano previsti nei piani di settore in materia di acque e in particolare nel piano d'ambito anche sulla base di un'analisi costi benefici.
Una legge folle che impedisce al nostro paese di superare l’attuale status di consumatore e dissipatore d’acqua a quello di grande produttore.

Un impianto di desalinizzazione ha un costo di circa 15 milioni e costi annui di gestione di 500mila euro, ed è in grado di produrre circa 2,5 milioni di metri cubi di acqua potabile all'anno
Quello Israeliano di Sorek, entrato in funzione nel 2013 e costato circa 400 milioni di dollari (anche se usa il processo di osmosi inversa non è tecnologicamente all’avanguardia), produce 624.000 metri cubi d’acqua potabile al giorno.
40 di questi impianti sarebbero in grado di soddisfare l’intero fabbisogno nazionale d’acqua potabile pari a 210 milioni di metri cubi al giorno.

Ipotizzando una ragionevole economia di scala dovuta non solo alla quantità ma anche all’evoluzione tecnologica in atto, il Piano Nazionale di Desalinizzazione potrebbe essere contenuto in 15 miliardi di euro, nemmeno il 10% dei 191,5 miliardi di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Senza tener conto della rapidissima evoluzione tecnologica in essere come ad esempio il distillatore multistrato a energia solare appena sperimentato dal MIT con straordinari livelli di efficienza, nessun accumulo di sale e costi energetici nulli.

Se darete a una scorsa ai rigagnoli in cui defluiscono i suddetti 191,5 miliardi di euro son certo che converrete con me che il Piano Nazionale di Desalinizzazione dovrebbe avere la priorità assoluta nei confronti di decine di progetti finanzianti. Ovviamente la costruzione e la gestione di questi impianti sarebbe anche un’importante opportunità di lavoro per decine di migliaia di persone, ma soprattutto garantirebbe a noi, ai nostri figli e figli dei nostri figli la sopravvivenza.

Perché è di sopravvivenza che stiamo parlando e non di risparmi e efficientamenti di una risorsa che sta per esaurirsi e che porterebbe a zero i risparmi previsti.

Ci saranno di sicuro problemi tecnici, tecnologici, gestionali, amministrativi, economici, di consenso, legali e molti altri ancora, ma non stiamo parlando di una cosa bella e utile e della quale potremmo anche fare a meno (un nice to have come dicono i britannici)) come il miglioramento dell’attrattività dei borghi, la bonifica dei siti orfani, le connessioni diagonali, cultura e consapevolezza delle sfide ambientali, eccetera.

Diventare produttori di acqua è una questione di sopravvivenza.

Firma e chiedi che il governo studi e vari un serio Piano Nazionale di Desalinizzazione.



Note bibliografiche

Dissalazione Wikpedia

Impianto di Sorek

Distillatore Multistrato MIT

Acque in rete Legambiente

Legge 134/22

International Desalination Association


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ggiornamento del 6 luglio 2022
Confesso di averli contattati senza successo proponendo loro di scrivere un libello per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema della desalinizzazione. Non avevo ricevuto risposta.
Sono comunque felice di apprendere della loro intenzione di portare un piano all'attenzione del Governo. Molto bene


articolo corriere 6 lugliopng