Scrittore, fotografo e giornalista del Corriere della Sera
Il bene, il male,
l’illusione di poter discernere, la paura di non saper più cosa fare una volta
che, giunti al più impegnativo giro di boa della vita - quello della senilità –
ci troviamo a guardare al nostro futuro, a quel poco o tanto che resta del
nostro futuro, senza più scorgere l’orizzonte. E’ quest’insieme di stati
d’animo che – almeno nelle prime pagine – troviamo in Bruno Gadda, il protagonista
del nuovo romanzo di Fausto Pasotti: il ritratto di un uomo, un manager, che si
avvia sfiduciato verso le ore cupe del tramonto esistenziale. Ma la vita non è
lineare, e Pasotti da autore poliedrico lo sa bene. E questa irregolarità la
restituisce a noi lettori riservando al suo Gadda un colpo di scena, non
finale, ma iniziale.
Non anticiperò in queste righe la trama di quest’avvincente “Niente sarà più come prima”, un romanzo che incrocia più generi, in questo rispecchiando in pieno la personalità del suo autore.
Pasotti, infatti, è uomo di più identità, di talenti diversi. Innanzitutto è un ingegnere, abituato quindi a fare i conti con la realtà, con la durezza della matematica, con la severità della geometria. Poi è un inventore, e non si parla qui di un simpatico Archimede Pitagorico disneyano, ma di un professionista che sa inventare aziende, farle nascere, accudirle, dare loro una prospettiva di vita commerciale. Lo ha fatto per anni guidando una delle migliori serre italiane di giovani aziende, Speed MI Up, l’acceleratore della Bocconi dove hanno visto la luce oltre cento start up. Tra l’inizio da ingegnere e la “coltivazione” di baby imprenditori, Pasotti ha messo il resto della sua vita che non è stato soltanto marketing o gestione all’interno di grandi corporate, ma quella ricerca continua del senso delle cose che ognuno di noi fa a proprio modo. Lui l’ha fatto scrivendo libri – saggi e romanzi, in una notevole intermittenza – suonando strumenti, abbandonandosi alla sentimentalità. Ed è quest’ultima attività, se attività possiamo chiamarla (per molti di noi è pura necessità) a rendere i lavori di Pasotti assolutamente interessanti.
In questo libro che avete in mano troverete infatti l’autore prima ancora che i personaggi, ed è – per chi non avesse letto i suoi libri precedenti – una bellissima scoperta.
D’altronde, Fausto Pasotti non si nasconde. Non l’ha fatto neanche consegnando agli schermi un bellissimo corto autobiografico, finalista in diversi festival internazionali, intitolato “The perspective that no longer exists”. Sono le sue confessioni sull’orlo della senilità, tutto ciò che probabilmente è nella testa non solo sua, ma di molti di noi, suoi coetanei, come coetaneo è il protagonista di questo libro, Bruno Gadda (omaggio palese all’autore del “Pasticciaccio”, ingegnere anch’egli). La voce narrante del corto dice qualcosa che mi ha messo i brividi: “Morirò alla mia scrivania, stringendo il mouse”. L’ho pensato anch’io tante volte. E non ho mai capito se per uomini come noi si tratti di una condanna o di un meraviglioso desiderio.
Giuseppe Di Piazza
Questa storia inizia dove le altre di
solito finiscono.
Superati i sessant’anni, quello che un
uomo doveva dire l’ha detto e le forze cominciano ad abbandonarlo.
A parte il vuoto affettivo in cui siete
finiti e la paura di morire soli, il vero terrore che pervade ogni istante
della vostra esistenza è quello di dover vivere senza una prospettiva. Le disillusioni della vita, non i
fallimenti, ma i vuoti causati dalla scomparsa o lontananza degli affetti più
cari, hanno minato molte delle vostre certezze fino al punto di farvi
privilegiare l’avere e il godere all’essere. Tutto qui e subito e non più coltivare
pazientemente per il domani.
Anche il Dio che avete sempre pregato
sembra essersi allontanato, proprio ora che ne avreste più urgenza.
Poi la Vita, all’improvviso, vi serve
su un piatto d’argento una terza occasione: Giulia, una giovane donna
orrendamente seviziata che avete ritrovato in un parco pubblico una torrida
mattina di agosto. Ma non si tratta della solita squallida storia di un vecchio
che s’innamora di una donna bellissima che potrebbe essere sua figlia, ma di una
vorticosa avventura in cui venite risucchiati in accadimenti molto più grandi
di voi, della vostra stessa esistenza, della ragione di vita dell’intera
umanità.
Il coinvolgimento sarà struggente e
violento, perché così è stata la vita di Giulia il cui mistero sarà svelato
solo dopo che molto, troppo sangue sarà stato versato.
La verità sarà rivelata ma non svelata
in un'unica lunghissima, emozionante confessione, che porterà all’annuncio di
una devastante verità: la salvezza è nella perdizione.
Principali pubblicazioni: La programmazione del proprio futuro, Lo strano caso del Dottor JakeIT e di Mr. Hidiot, Panopticon, Distruzoni Creative e Startup Fiction.
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Fausto Pasotti è nato a Milano nel 1955, dove ha sempre vissuto e lavorato.
Dopo essersi laureato in ingegneria elettronica, si è occupato di pianificazione strategica, merger and acquisition, relazioni esterne, marketing, sistemi informativi e innovazione nel settore aerospaziale, nell’editoria, nell’informatica e nel settore dell’education e dopo avere aiutato a nascere un centinaio di startup come Direttore Generale di un incubatore di impresa ora applica le sue capacità creative e managerali nel terzosettore.
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L’incipit di questo libro è stato scritto di getto nel 2015 con il titolo Il vecchio Jerome, non chiedetemi perché, ed è rimasto negli hard disk dei miei computer fino quando l’ho ripreso nel 2018 e ho scritto un paio di brevi capitoli. Nel 2019 un’altra trentina di pagine. Altrettanto nel 2020, nulla nel 2021.
Infine, le ultime cento pagine in tre
mesi nel 2022 sulle ali del successo di quanto descritto di seguito.
L’incipit del romanzo è stata da me utilizzato per realizzare il corto The perspective that no longer exists avente lo stesso titolo del primo capitolo premiato da Lidia Ravera, PIF e gli altri membri della giuria del premio Corti di lunga Vita, ad aprile 2022 al Teatro Argentina di Roma, con la seguente motivazione:
“Un testo graffiante e intelligente per un finale dolce. Un'opera tecnicamente ben realizzata, narrata attraverso una voce fuori campo e un'emozionante colonna sonora: rende giustizia a quelli che vivono il terzo e quarto tempo della vita, senza ricorrere a banali stereotipi”