#13.2 PRODUZIONI NAZIONALI MINIME




Questo è un tema strategico, addirittura di vitale importanza e ne abbiamo avuto prova nel corso dell’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus nella quale hanno perso la vita decina di migliaia di nostri connazionali.

Esistono produzioni e competenze che in caso di emergenza globale come la pandemia che abbiamo vissuto non possono essere interamente delegate a fornitori esteri perché questi privilegerebbero inevitabilmente i clienti domestici.

Mascherine, reagenti, ventilatori polmonari, non possono ovviamente essere accumulati in enormi magazzini che ci auguriamo di non dover mai usare e quindi lasciate andare alla malora fino al punto di doverle poi mandare al macero o alla rottamazione.

Certo devono esistere delle scorte ma in misura tale da fronteggiare il primissimo periodo dell’eventuale emergenza.

Dovrebbe invece esistere una produzione nazionale minimale, mantenuta in vita non da sussidi statali ma da commesse operative di normale amministrazione per le quali avrebbe magari dei canali privilegiati di aggiudicazione (in deroga alle norme comunitarie) che in caso di emergenza sia in grado di mettersi invece a produrre importanti quantità grazie a proprie risorse interne, a tale scopo sovradimensionate, ma soprattutto grazie a un piano logistico ben rodato di approvvigionamenti e produzione di semilavorati da attivare alla bisogna.

L’Italia è una nazione di trasformazione abbiamo capacità produttive in ogni settore e quanto proposta non è per nulla impossibile.

Ovviamente la strategia delle produzioni minime nazionali andrebbe estesa, sempre evitando criteri da statalizzazione di imprese private, a tutti i settori ritenuti vitali per la sicurezza e la sopravvivenza del Paese.

Si tratta ovviamente di un programma complesso e delicato, la cui elaborazione e successiva applicazione necessitano di adeguate risorse economiche ma che nemmeno può andare contro le regole di mercato standard. Si tratta quindi di allevare un nucleo di aziende molto efficienti in grado di prosperare, possibilmente senza pesare sui bilanci dello Stato, e di attivarsi con grandi produzioni solo nei momenti di emergenza, a meno che non siano così brave da svincolarsi da qualsiasi forma di assistenzialismo e diventare dei primi attori del mercato.


 


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