La prima volta che affrontai il tema dell’automazione penso di avere avuto meno di diciotto anni. Mio padre aveva una piccola officina dove produceva utensileria meccanica e anche se l’attività era classificata come artigiana, la produzione era di serie e lui, anche se aveva solo un diploma di disegnatore, si ingegnava a costruire piccole macchine utensili in grado di automatizzare alcune semplici operazioni di taglio e fresatura.
Si trattava di macchinette molto spartane costruite assieme al suo capo officina, un uomo di grandissima manualità, in grado di realizzare a mano, solo con una mola, i denti di una fresa da taglio partendo da una semplice circonferenza.
Chi s’intendeva di macchine utensili se all’inizio le guardava con supponenza restava poi basito dalla loro efficienza e precisione.
Un bel giorno, mio padre, che mi aveva sempre fatto passare le vacanze estive lavorando, mi rifilò in mano un catalogo della Duplomatic dedicato ai prodotti di logica pneumatica.
La maggior parte di voi non avrà mai sentito nemmeno parlare di questa tecnologia ormai desueta, ma negli anni 70 l’elettronica era ancora una cosa da laboratorio di ricerca delle grandi Corporation internazionali e applicarla a piccoli ambiti di automazione era praticamente Impossibile. Siccome la maggior parte dei meccanismi era mosso da cilindri pneumatici usare lo stesso tipo di tecnologia per creare delle piccole logiche di comando e controllo era una cosa del tutto naturale.
Ovviamente di user friendly in quella tecnologia non c’era praticamente nulla e bisognava faticare sia mentalmente che fisicamente per poter realizzare qualcosa di funzionale e funzionante. And, Or, Xor, le funzioni base c’erano tutte e incredibile ma vero si potevano realizzare funzioni piuttosto complesso. Dopo essermi diplomato come perito meccanico, mi iscrissi a ingegneria per laurearmi sei anni dopo (ebbene sì si ho messo un bell’annetto in più) in ingegneria elettronica indirizzo automatica.
Il mio primo impiego fu come tecnico commerciale nella divisione spazio e automazione di un’azienda aerospaziale. Li mi occupai dell’automazione dei grandi impianti di energia elettrica. Alcuni anni dopo aver cambiato diversi ruoli venni incaricato di introdurre il primo sistema di office automation dell’azienda cosa che feci mettendo in rete oltre 700 PC che gravano su quel colabrodo che era Windows 3.1.
Nel corso della mia carriera ho poi contribuito a introdurre numerose innovazioni nelle aziende in cui ho lavorato , in diversi settori di mercato (aerospazio, ICT, editoria, education) e con diversi ruoli, fino a fondare uin incubatore universitario di startup.
Se a tutto ciò unite il fatto che sono un vero tecnomaniaco (5 computer, 2 tablet, enne smartphone, vari set top box, in auto ascolto solo web radio ecc.) vi chiederete com’è possibile che io, con un curriculum tutto automazione innovazione tecnologia, abbia titolato questo libello Slow Automation, automazione lenta.
La ragione è semplice: questa volta potremmo essere vicini al punto di non ritorno.