Le piccole imprese spesso soffrono di nanismo non a causa dello strapotere delle multinazionali, ma della ristrettezza delle loro vedute e conoscenze.
Se sotto gli aspetti produttivi una piccola impresa è fortemente automatizzata tanto quanto una multinazionale, sugli altri aspetti funzionali/aziendali molto spesso non si va oltre la mera intuizione del proprietario.
Spesso si tratta di una intuizione formidabile un vero sesto senso degli affari che ha fatto nascere, crescere e prosperare quella piccola azienda e che ha dato da vivere al proprietario, alla sua famiglia, e a un certo numero di collaboratori strettamente operativi che non hanno quasi mai voce in capitolo sulle scelte operative dell’azienda e tantomeno su quelle strategiche.
Molto spesso si tratta di vere e proprie eccellenze, la cui produzione di altissima qualità è nota solo per passa parola.
Queste aziende, se hanno un sito web, se lo sono fatto fare dal figlio dell’amico e normalmente è un vero obbrobrio che un qualsiasi buyer internazionale (sempre che preveda una versione in inglese) salterebbe a piè pari dopo averlo bollato il sito come unprofessional, senza nemmeno fare un clic sulla home page.
Così pure sul marketing o qualsiasi altra attività relazionale che vada oltre i rapporti personali dell’imprenditore con i suoi clienti e i suoi fornitori.
Lo stesso dicasi per altre funzioni aziendali come il controllo di gestione, le risorse umane e gli acquisti.
La non gestione di questi aspetti da parte delle PMI per mancanza di attenzione e anche di risorse si risolve in una netta perdita di efficienza e di efficacia.
Uno dei risultati delle contromisure per superare i contraccolpi della Slow Automation in termini di maggiori costi di produzione e minor profitto, potrebbe essere quello di indurre le PMI a dotarsi di almeno una risorsa impiegatizia multifunzionale, magari non in grado di gestire in prima persona tematiche così complesse e così differenti fra loro (marketing, human resources, controllo di gestione, ecc.) ma di masticarne quel tanto che basta per riuscire a gestire dei professionisti in outsourcing.
I risultati economici nel medio termine di questi investimenti sarebbero assolutamente straordinari e gli imprenditori stessi si chiederebbero perché non avevano provveduto prima a dotarsi di una risorsa in grado di sensibilizzarli su temi di importanza vitale per l’azienda e gestirli in sua vece.
Ovviamente si tratta di abbattere delle vere e proprie barriere culturali dove certi tipi di funzioni aziendali sono ancora viste con sospetto quasi si trattasse di inutili orpelli da large corporation in grado di distrarre l’imprenditore dal suo vero obiettivo, produrre, crescere e fare profitto.
Ma è ben a questo che servono a volte le rivoluzioni, a cambiare il nostro vecchio modo di vedere e adottarne di nuovi e migliori.
E la Slow Automation lo è.
Certo all’inizio sarà necessario varare un programma di incentivi statali che informi, acculturi e aiuti anche finanziariamente le PMI a dotarsi delle risorse necessarie ad affrontare con professionalità questi temi.
Si tratta evidentemente di un grande cambiamento strutturale che potrebbe elevare rapidamente il livello dell’intera industria nazionale.
Una cosa è certa le PMI che affronteranno questi cambiamenti con serietà ne trarranno così tanti e tali benefici da chiedersi perché erano sempre state contrarie a queste pratiche. L’eventuale risorsa aggiuntiva multidisciplinare di cui si fossero dotati per affrontare questo cambiamento verrebbe spesata rapidamente dai maggiori ricavi e risparmi ottenuti.
Aiuti dovrebbero arrivare anche alle imprese di maggiori dimensioni, che sono normalmente già ben strutturate sui temi di cui sopra, su argomenti quali finanziamenti alla ricerca e sviluppo e all’innovazione, incrementando le dotazioni finanziarie degli strumenti già disponibili.
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