Qualcuno potrebbe pensare che sono un fissato o che più semplicemente amo ripetermi.

In realtà se non lo facessi potrei essere accusato di mancata citazione.

Parlare di automazione, è parlare anche di robotica e nell’immaginario collettivo non c’è niente di più minaccioso verso un posto di lavoro standard che l’incombere di un robot.

Quanto segue è la testimonianza di come la fantasia e la creatività di uno dei più fertili, immaginifici e visionari scrittori di tutti i tempi, Isaac Asimov possa essere applicata al mondo reale.

Se infatti scrittori di fantascienza come Jules Verne e Arthur C. Clark hanno descritto tecnologie che gli scienziati hanno realizzato decenni dopo, Asimov è andato oltre e non solo ha immaginato mondi, tecnologie e oggetti ancora da venire, ma si è premurato di regolamentare il loro comportamento e funzionamento nei confronti dell’uomo che li ha creati.

Le tre leggi della Robotica nacquero agli inizi degli anni quaranta del secolo scorso e Asimov si ispirò a tre criteri base del common sense: sicurezza, servizio e prudenza.

1.   Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.

2.   Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.

3.   Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

Anno dopo Asimov aggiunse una quarta legge, detta Legge Zero.

Un robot non può recare danno all'umanità, né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, l'umanità riceva danno (legge zero).

Peccato, che diversamente ad altre previsioni della fantascienza, queste regole siano rimaste confinate negli ambiti della fiction.

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