( Mario Tobino )
Justin Durban era soddisfatto. Se si guardava attorno poteva toccare con mano i cambiamenti apportati dalla sua amministrazione. Il traffico era stato ricondotto a un ragionevole ronzio di fondo, l’aria di Hula era diventata più respirabile e fresca, la maggior parte dei delinquenti, per la prima volta nella loro vita, stava lavorando onestamente e anche l’acqua non sarebbe mai mancata ai cittadini della Valle.
Aveva fatto un buon lavoro. La sua popolarità era alle stelle e aveva dovuto accettare di essere sempre accompagnato da una scorta per evitare di essere sopraffatto dagli entusiasmi della cittadinanza. In verità, dopo lo scherzetto combinato alla delinquenza, lui temeva che qualche irriducibile potesse prendere di mira lui e sua moglie e quindi aveva accettato di buon grado quella misura preventiva.
Fatto sta che non poteva più passeggiare tranquillamente per il centro della sua città e questa cosa lo disturbava parecchio.
Una mattina però riuscì ad eludere il servizio di sicurezza e se ne uscì da solo, a piedi finalmente, con il bavero alzato, un cappello a larghe falde ben calcato in testa e un paio di grossi occhiali da sole che gli coprivano quasi metà del volto e si avventurò per le strade di Hula.
Così conciato non lo poteva riconoscere nessuno e
quindi prese a passeggiare tranquillamente. I suoi concittadini sembravano
sereni. La maggior parte di loro pedalava serena nelle corsie preferenziali che
erano state loro riservate e comunque le auto private in circolazione erano
davvero poche perché gli Hulahoppesi avevano scoperto la bellezza, la comodità
e la libertà di muoversi senza essere inscatolati in un ingombrante box di
metallo.
Oltretutto il regolamento del traffico era evoluto, rendendo ancora più flessibile l’uso dei mezzi privati. Le due mezze giornate a settimana a disposizione dei singoli cittadini per l’uso della propria auto erano state liberalizzate.
Ogni auto era stata dotata di un piccolo dispositivo identificativo non molto diverso da quello in uso sulle autostrade per il pagamento automatico del pedaggio. Il cittadino quando aveva intenzione di usare l’auto lo doveva comunicare alla centrale via Internet, telefono o SMS e i diversi sensori disposti per la città sapevano che lui era autorizzato e non ne fotografano la targa per l’invio della relativa contravvenzione. Le due mezze giornate settimanali potevano essere scelte liberamente e se non utilizzate potevano essere impiegate successivamente, accumulate e usate anche consequenzialmente. Comunque i cittadini di Hula facevano un uso parco della propria auto e la città era tornata ad essere a misura d’uomo.
I passanti sembravano anche più rilassati e il Governatore immaginò che quello fosse anche dovuto all’avvenuta scomparsa di scippi e rapine. Fino a non molto tempo addietro le donne passeggiavano tenendosi stretta la borsetta. Ora le vedeva camminare spensierate con le loro belle borse di tutte le fogge e colori che ballonzolavano allegre ai loro fianchi.
Justin Durban si stava quindi godendo la sua città, quando vide una scena che non poteva che addolorare una persona sensibile come lui.
Seduta a un angolo di una strada c’era una vecchietta, davanti a se una cassetta della frutta dentro la quale vi erano avanzi di cibo, un giornale, un paio di guanti e altre cose che da dove si trovava non riusciva a identificare. Il Governatore la osservò per qualche minuto, dispiaciuto ma incuriosito.
“Nonnina” le chiese quando gli fu accanto “perché esponete queste cose nella cassetta? Le vendete, forse?”
La vecchietta strabuzzò gli occhi come se stesse vedendo per la prima volta un alieno.
“Io non ho niente da vendere… Vattene, se non hai niente da darmi, lasciami in pace, vecchio pazzo!”
Justin Durban capì finalmente che la vecchia era una mendicante e che quello che aveva nella cassetta era la sua elemosina.
“E perché ti fai dare queste cose? Degli avanzi di cibo, un paio di vecchi guanti e altre cianfrusaglie?”
“Sei uno straniero forse?” gli chiese la vecchia “Non sai cos’ha combinato quel disgraziato del nostro Governatore?”
“Cosa centra adesso il Governatore?” chiese esterrefatto Justin Durban che tutto si aspettava tranne che essere tirato in ballo da una mendicante.
“Quel delinquente ha fatto sparire il denaro e così la gente è costretta a darmi quello che si ritrova nelle tasche. I più buoni entrano nel bar più vicino e mi comprano un panino. Altri mi danno gli avanzi di quello che stanno mangiando, ma di soldi non vedo più da tempo e sono costretta a mangiare delle cose orribili che, alla mia età non fanno neanche tanto bene. Se mi capitasse qui davanti gli sputerei in faccia a quel bastardo. Mi ha rovinato la vita!”
Il Governatore si allontanò dalla mendicante, anche perché quella si era messa a urlare come un’invasata e lui temeva che, nonostante il suo travestimento, qualcuno lo potesse riconoscere e sarebbe stato alquanto imbarazzante per la sua carica politica essere scoperto in incognito, mentre veniva insultato da un cittadino per un suo errore. Perché di un errore si trattava. Non aveva previsto che la sparizione del contante potesse colpire in quel modo i più indigenti della popolazione, coloro che per sopravvivere si affidavano alla elemosina del proprio prossimo. Quel che lo rendeva ancora più furente era che nessuno dei suoi collaboratori e nemmeno la stampa, sempre attenta a fustigare le malefatte dei politici, si fosse accorta di nulla.
Tornato in ufficio convocò immediatamente l’Assessore alle politiche sociali.
“Lei sapeva niente del fatto che i mendicanti non possono più mendicare?”
“Mi scusi, ma non capisco” gli rispose l’Assessore, un ometto magro e pelato che sembrava essere lui stesso bisognoso di una robusta cura ingrassante.
“Con la sparizione del denaro contante i passanti non possono più lasciare monete nei loro cappelli e danno loro avanzi di cibo, abiti smessi e altre cianfrusaglie”.
“Non mi pare poi così grave. Finalmente andranno a lavorare, quei fannulloni…”
“E se il mendicante, come quella che ho visto questa mattina, ha ottantanni e sta a malapena in piedi, che lavoro dovrebbe andare a fare, secondo lei?”
“Beh in questo caso, allora… in effetti…”
“Si dia una mossa, allora! Non voglio che dei miei concittadini, i più deboli oltretutto, debbano patire ancor più di quanto hanno patito fino a ora”.
Justin Durban, nei giorni successivi, si mise a indagare a fondo sulla politica sociale di Hulahop e lui, che non aveva nemmeno bisogno del suo stipendio da Governatore, scoprì invece che, nonostante la Valle fosse grassa e ricca, c’era gente che non sapeva come tirare sera. E, soprattutto, c’era una massa crescente di anziani che pur avendo quello che apparentemente sembrava una pensione dignitosa, aveva bisogno di costosi servizi personali per non rischiare di finire rinchiusi in una casa di riposo.
L’Assessore alle politiche sociali presentò un piano di assistenza talmente ridicolo che il Governatore lo cacciò dal suo ufficio a male parole.
L’unica cosa che era venuta in mente all’imbecille era la distribuzione ai mendicanti di razioni alimentari d’emergenza fornite dalla Protezione Civile.
Circa due ore dopo, Justin Durban chiamò il buon vecchio All, il suo tuttologo di fiducia, commissionandogli la ricerca di un lettore di carte di credito e bancomat, alimentato a energia solare. Doveva essere un apparecchio molto piccolo, non più grande del più grande dei cellulari, collegato via GSM al sistema bancario, in grado di leggere le normali carte magnetiche. Quella macchina doveva già esistere perché altrimenti taxi e bancarelle dei mercati non avrebbero più potuto lavorare e a lui non risultava alcun problema da parte loro. Bisognava, però dotare l’apparecchio di un piccolo pannello fotovoltaico per rendere l’apparato utilizzabile a qualsiasi angolo della strada.
Il suo piano prevedeva poi l’apertura di un conto corrente gratuito per ogni indigente con la distribuzione della relativa carta bancomat.
Anche il collegamento alla rete GSM non avrebbe pesato sul misero portafoglio dei mendicanti. Il Governatore in persona, poi avrebbe chiesto agli Istituti di Credito, di rendere del tutto gratuite anche le relative operazioni bancarie.
Tutti gli altri costi sarebbero stati sostenuti dall’Assessorato alle politiche sociali che avrebbe anche allestito dei mezzi mobili per distribuire apparati e carte bancomat ai mendicanti e assisterli nell’utilizzo.
All’operazione fu dato grande risalto sulla stampa, grazie anche a una campagna pubblicitaria informativa, e nel giro di un paio di mesi la “carità elettronica” divenne una realtà praticata da molti.
Inoltre l’industria Hulahoppese produsse dei terminali così compatti che furono acquistati anche dai comuni cittadini per effettuare transazioni tra privati che fino a quel momento avevano dovuto forzatamente passare per il tramite di un istituto di credito.
La Polizia, nel frattempo, si era dotata di un sofisticato software di analisi in grado di monitorare tutte le transazioni, anche i micropagamenti, in modo da evitare che la disponibilità di strumenti per il pagamento one-to-one potesse favorire il ritorno di un fenomeno come lo spaccio di droga.
Ma il Governatore non era ancora soddisfatto. Forse perché ormai, pure lui, sentiva avanzare gli anni, forse perché la vita era stata generosa con lui, fatto sta che doveva fare qualcosa per gli anziani.
Un sabato mattina, uno dei rari in cui la sua presenza non era richiesta a una delle mille cerimonie o eventi della Valle, il Governatore era comodamente seduto sulla sua poltrona preferita, intento a leggere il giornale.
La casa era silenziosa, la signora Frida era affaccendata in un’altra stanza e Justin Durban aveva tutta l’intenzione di trascorrere l’intera giornata a un ritmo da pensionato.
Di colpo si sentì un gran botto, seguito da un urlo lancinante. Il Governatore si precipitò in camera da letto da dove aveva sentito provenire l’urlo e trovò la signora Frida distesa a terra, a fianco della scala sulla quale si era arrampicata per pulire i vetri.
Grazie a Dio le ossa erano tutte intere, ma la signora si era procurata una distorsione alla caviglia che la costrinse a non uscire di casa per le due settimane successive.
Justin Durban aveva più volte invitato la moglie a trovarsi una domestica, almeno per i lavori più pesanti, ma la signora si era sempre rifiutata di affidare a un estraneo l’igiene della propria abitazione.
Dopo l’incidente, però, fu costretta a cedere e si mise a cercare una domestica per alcune ore la settimana, non più di due o tre, però, perché di abdicare al suo ruolo di regina e schiava della casa non ne voleva proprio sapere.
Ma quel che all’apparenza sembrava una cosa semplice, si rivelò in realtà molto più arduo. Per così poco tempo, e quindi denaro, nessuno era disponibile a impegnarsi in casa Durban.
“Prendiamone una a mezzo servizio” sbottò una sera il Governatore, che era stufo di ascoltare i dettagliati racconti della moglie sul fallimento delle sue ricerche “ce lo possiamo permettere, no? Quattro ore il giorno per cinque giorni la settimana. Così tu, finalmente, comincerai finalmente a fare la signora…”
Ma la signora Frida non ne voleva proprio sapere e cominciò a raccontare di quante sue amiche e conoscenti si trovassero nella medesima situazione. Raccontò soprattutto di persone più anziane di loro, ancora autonome, che avrebbero avuto bisogno solo di piccoli servizi limitati nel tempo e di costo adeguato alle loro possibilità.
La maggior parte di queste persone, infatti, non poteva permettersi un aiuto fisso, ma avrebbe avuto bisogno di piccoli interventi in grado di risolvere piccole necessità solo quando queste si presentavano. Alcune di loro, rimaste completamente sole, senza figli e parenti in grado di assisterle, stavano seriamente pensando di ritirarsi in una casa di riposo, dove sarebbero state servite ma al costo della perdita della propria indipendenza e quindi di uno dei beni più preziosi, la libertà.
Justin Durban era entrato poche volte in una casa di riposo e ne era sempre uscito sconvolto. Anche quando gli operatori sanitari erano gentili e solleciti nei confronti dei loro ospiti, i luoghi erano sempre squallidi e i vecchietti irrimediabilmente tristi. Lui capiva che in caso di gravi carenze di autosufficienza, il ricovero rimaneva l’unica soluzione percorribile, ma era anche certo che la società non facesse abbastanza per assistere i bisognosi presso il proprio domicilio.
E questo, per il Governatore, era inammissibile stante i progressi raggiunti dalla tecnologia e dall’innovazione di processo.
Justin Durban accese il suo computer e si mise al lavoro.
Gli ci vollero alcune settimane e parecchie ore passate in compagnia del fido All In One per approntare un piano che avrebbe portato enormi benefici agli anziani semi-autosufficienti, creando nel contempo numerosi posti di lavoro.
Lo chiamò BlueRem perché il blu era il suo colore preferito, mentre Rem era l’abbreviazione di remoto. Data la sua estrazione professionale più che un programma governativo sembrava un business plan, ma l’importante era che funzionasse e forse le sue caratteristiche privatistiche erano il maggior pregio del progetto.
Il piano consisteva in due componenti: il sistema BlueRem e i relativi servizi di assistenza in modalità pay-per-use.
Il sistema BlueRem era un sistema di sorveglianza remota di anziani, disabili, bambini, di chiunque insomma non fosse completamente autonomo.
Scopo del sistema era ricevere richieste di soccorso inviate dall’utente tramite la pressione di un semplice pulsante, mettere in contatto audio/video utenti e operatori in caso di emergenza, ricevere segnali di allarme nel caso di superamento di soglie dei parametri vitali del soggetto in osservazione, videocomunicare anche solo per superare la noia della solitudine, fornire altri futuri servizi telematici ancora da identificare.
Il sistema era totalmente wireless e prevedeva l’installazione presso l’abitazione dell’anziano di una serie modulare e modulabile di piccoli apparati elettronici. BlueRem non prevedeva l’impiego di un computer locale presso il domicilio dell’anziano per evitare eventuali problemi di gestione dello stesso da parte dell’utente finale. Le capacità elaborative erano tutte centrali e localmente vi erano solo sensori wireless (ossia senza fili) in grado colloquiare con il computer remoto attraverso un apparato di comunicazione (router) collegato a Internet attraverso una connessione a larga banda (DSL). Localmente erano previste, oltre al router, una telecamera wireless dotata di microfono e altoparlante per ognuna delle stanze da monitorare, un telefono Skype (che consentiva all’utente di effettuare chiamate gratuite verso gli operatori del servizio di assistenza e anche esterne a basso costo), un eventuale apparato di videconferenza da collegare al televisore di casa e il MonitoringWatch.
Quest’ultimo aveva l’aspetto di un bracciale/orologio ed era in grado di monitorare alcuni parametri vitali dell’utente trasmettendone i valori al computer centrale.
Il bracciale includeva un pulsante d’emergenza per l’invio di richieste di soccorso ed era collegato in modalità wireless al router.
Nella configurazione base il bracciale prevedeva un sensore di temperatura corporea, uno per la rilevazione del battito cardiaco, uno di rilevazione di vibrazioni e anche di microvibrazioni durante il sonno.
Il sistema centrale elaborava costantemente i dati inviati dal bracciale e in caso di vibrazione violenta (possibile caduta) o assenza totale di vibrazioni (svenimento, ecc.) allertava gli operatori centrali che tentavano di mettersi in contatto con l’utente. Era prevista anche una versione dotata di cardiofrequenzimetro per i malati di cuore; in questo caso il paziente doveva però indossare una fascia toracica per il relativo sensore.
Il MonitoringWatch era pensato naturalmente per i malati a maggior rischio e trasmetteva i dati rilevati dai propri sensori interni, ogni 30 secondi.
Il computer centrale avendo memorizzato le soglie minime e massime di ogni paziente, in caso di superamento delle stesse, inviava un allarme all’operatore.
In caso di allarme, il sistema sottoponeva in automatico, al primo operatore disponibile la pagina relativa allo specifico utente, consentendogli di visualizzare quanto stava accadendo e lo metteva in contatto audiovideo con l’utente.
Gli operatori potevano accedere alle pagine utente solo in seguito a un’emergenza per rispettare la privacy degli utenti stessi.
In caso di allarme, l’operatore avvertiva i parenti più prossimi o i vicini in grado d’intervenire direttamente o avvertiva direttamente la centrale operativa del soccorso pubblico di emergenza.
Inoltre erano previste delle funzioni ausiliarie per i parenti più stretti.
Dove espressamente dichiarato dall’utente, i parenti potevano accedere via Internet alla pagina dell’utente al fine di visualizzare lo stato del proprio caro (audio video e parametri vitali), colloquiare con l’utente in modalità solo audio attraverso il Router Centrale e in modalità audio video se l’utente aveva l’apparato di videoconferenza opzionale. Grazie alla presenza del collegamento DSL i parenti potevano colloquiare gratuitamente con l’utente grazie al cordless Skype.
Infine gli utenti che avessero adottato l’opzione videoconferenza, avrebbero potuto ricevere ulteriori servizi quali: sessioni di sostentamento psicologico individuali e di gruppo, sessioni di ginnastica individuale con un personal trainer oppure di gruppo. Avrebbero inoltre potuto colloquiare in audiovideo con altri utenti e operatori specializzati nei momenti in cui la solitudine pesava di più.
Ma il sistema di per se stesso non sarebbe risultato essere più innovativo di tanto, visto che si trattava di un assemblaggio di tecnologie commerciali e disponibili, se non fosse stato associato a un servizio fortemente innovativo in modalità pay-per-use (ossia si pagano solo i servizi realmente utilizzati), che avrebbe finalmente soddisfatto anche le esigenze della signora Frida.
Gli anziani, ma anche le famiglie in genere, necessitavano spesso di interventi spot, non continuativi, temporalmente anche molto brevi (qualche decina di minuti). Le Agenzie di servizi, invece erano strutturate per fornire servizi che partivano da un minimo di qualche ora, fino a servizi di carattere continuativo.
Il risultato finale era che le agenzie perdevano delle opportunità di business e anziani e famiglie erano impossibilitati a ricevere l’aiuto di cui necessitavano.
Da qui l’idea di promuovere la nascita di agenzie disposte a effettuare servizi in modalità pay-per-use strutturati sulla base di un ragionevole abbonamento annuale, una tariffa fissa per ogni uscita, una tariffa relativa a ogni 15 minuti di prestazione. Ogni intervento non poteva essere inferiore ai 30 minuti. Il tempo successivo alla prima mezzora era conteggiato a intervalli di 15 minuti. Le tariffe variavano in funzione delle fasce orarie (es. la notte costava di più), ma comunque il vantaggio per il cliente era pagare solo per il tempo che aveva bisogno e poter richiedere servizi anche di soli 30 minuti.
Il canone annuale comprendeva: l’apertura del contratto, 5 ore d'intervento e 10 uscite. Nel caso di anziani o disabili bisognava acquistare separatamente gli apparati BlueRem necessari e dotarsi di una linea DSL (naturalmente questi apparati sarebbero entrati nel prontuario protesico di Hulahop e sarebbero stati forniti gratuitamente agli aventi diritto).
Oggetto del servizio erano tutti i possibili interventi a carattere familiare e domiciliare: dal fare la spesa, all'igiene personale, dal dog sitting, alle pulizie. I servizi non erano limitati ai soli anziani ma estesi a tutte le esigenze familiari. Il raggio d’azione del servizio era limitato al quartiere dove aveva sede almeno un ufficio dell’Agenzia e comunque ad abitazioni raggiungibili in massimo 10 minuti utilizzando una bicicletta o un ciclomotore.
I servizi venivano prestati da operatori pagati a ore e incentivati sulla base del rapporto soddisfazione del cliente/rapidità del servizio (più interventi effettuavano, più era alto il bonus mensile).
Gli operatori erano collegati alla centrale con dei terminali mobili dai quali ricevevano gli ordini di servizio e trasmettevano la propria posizione e disponibilità temporale. La centrale conteggiava in automatico i costi e li fatturava settimanalmente al cliente. All'inizio e alla fine di ogni servizio, l’operatore doveva segnalare l'avvio e il compimento dello stesso alla centrale che provvedeva a indicare loro il successivo. Gli spostamenti avvenivano con un mezzo di proprietà dell'operatore (come per i pizza e i pony express).
Tutti gli operatori dovevano ricevere una seria formazione di base volta a comprendere le finalità del servizio e il corretto modo di relazionarsi con gli utenti, soprattutto se anziani. In caso d'interventi tecnici (es. idraulico) era previsto un servizio di supervisione da parte dell’Agenzia per garantire gli interessi dell’anziano.
La stampa accolse BlueRem definendolo l’ennesima geniale Durbanata e da quel giorno gli Hulahoppesi, per affermare che si trattava di un’idea geniale, cominciarono a dire “hai avuto una durbanata”.
Tre mesi dopo la signora Frida fu la prima cliente della neonata agenzia di assistenza domiciliare in pay-per-use. A casa Durban si presentò un baldo giovanotto di una ventina d’anni, uno studente che aveva dato la sua disponibilità per arrotondare la magra paghetta che gli passavano i genitori. Kasper, così si chiamava lo studente, uscì tre ore dopo da casa Durban convinto che era decisamente meglio dedicare tutte le sue energie allo studio piuttosto che ai bagordi e, soprattutto, al duro lavoro fisico.
La signora gli aveva fatto svuotare tutta la soffitta di casa Durban, cosa che lei faceva abitualmente una volta l’anno da oltre trentanni, spazzare il pavimento e poi rimettere tutto esattamente dove l’aveva trovato e per esattamente si intende una precisione di più o meno un millimetro.
Siccome si trattava di un bravo ragazzo, molto educato, la signora Frida, alcune settimane dopo, volendo effettuare la medesima operazione in cantina, chiamò l’Agenzia chiedendo espressamente di Kasper. Rimase molto delusa, quando la informarono che il ragazzo, dopo quella prestazione, era sparito e non si era fatto vedere, nemmeno per ritirare quanto gli era dovuto.
La sera, a cena, quando raccontò l’episodio al Governatore, lui scoppiò a ridere.
“Mia cara, come lo capisco! A me è successo solo una volta di aiutarti durante le grandi pulizie di primavera della soffitta e il lunedì successivo, quando sono tornato in ufficio, mi sembrava di essere entrato in un Centro Benessere…”
La signora Frida non apprezzò affatto l’umorismo del marito e il sabato successivo lo costrinse a fare quello che avrebbe dovuto fare Kasper.
Il lunedì successivo, il Governatore, arrivato in ufficio disse alla segretaria che quel giorno sarebbe stato molto impegnato e che non voleva essere disturbato per nessun motivo. Poi si tolse le scarpe, si sdraiò sul divano e si godette il giusto riposo dopo un tranquillo week end di pulizie.