Sarebbe stata una notte insonne, una delle tante
della sua vita. A sessantanni Justin Durban non si era ancora dato per vinto e
ogni sera si ostinava a coricarsi tra le undici e mezzanotte nella speranza di
cadere immediatamente preda di sogni che mai ricordava. Sua moglie Frida, una
bella signora di quattro anni più giovane di lui e che da oltre trentanni ne
condivideva passioni e miserie, per alleviargli il disappunto, sorrideva ogni
volta che lui si alzava dal letto, magari dopo aver dato un paio di sonore
russate e gli augurava di tornare presto a dormire. Ma quella notte anche lei
sapeva che l'augurio sarebbe caduto nel vuoto, perchè il neo Governatore Justin
Durban era alquanto turbato e cominciava a maledire il momento in cui aveva
accettato l'incarico. Dopo un'intera vita passata a gestire imprese nei più
svariati settori di mercato, Durban era stato invitato da entrambe le parti
politiche, che da secoli si contendevano il governo della Hulahop Valley, a
rivestire il ruolo di leader di una coalizione governativa bipartisan, visto
che alle ultime amministrative i due partiti si erano aggiudicati il medesimo
numero di seggi parlamentari e che nessuno dei due, nella migliore tradizione
politica, era intenzionato a mollare nemmeno uno dei cadreghini che si era
appena conquistato rischiando di tornare alle urne. Alcuni suoi amici, Frida
inclusa, l'avevano sconsigliato di indossare la scomoda veste del terzo
incomodo, ma le pressioni e le lusinghe esercitate dai politici, dagli
intellettuali, dalla stampa, dalle associazioni industriali erano state tante e
tali da non lasciargli alcuna possibilità di rifiuto. Aveva dovuto accettare a
furor di popolo.
E ora, a una sola settimana dalle elezioni, lui avrebbe voluto avere una macchina del tempo per riportare la sua vita allo status precedente.
Un fantoccio! Ecco il tipo di Governatore che avevano in mente i due schieramenti politici. Un fantoccio senza cervello e potere, alla mercé degli assessori che gli avevano imposto, degli imbecilli senza alcuna competenza specifica nei settori amministrativi loro demandati. Altro che ago della bilancia e grande mediatore, come l'avevano definito i giornali, lui doveva soltanto essere la facciata appena rifatta di un palazzo decrepito e in via di disfacimento. Perchè tale era la macchina amministrativa che avrebbe dovuto governare: una inutile e costosa infrastruttura senza capo né coda.
Justin Durban si piazzò sulla poltrona del suo studio, con in grembo il notebook aperto sulla relazione che riassumeva lo stato generale della Hulahop Valley e, soprattutto, le previsioni di sviluppo. Indebitamento pubblico, evasione fiscale, microcriminalità dilagante, disoccupazione, siccità, inquinamento, crisi economica. Non c'era una cosa che sembrava andare per il verso giusto. Eppure la Valley era sempre stata una delle regioni più ricche del pianeta e lui stesso, quale ex manager, fino a quel momento, non aveva affatto percepito quanto fosse profondo il baratro sul quale stavano per affacciarsi.